Un borgo dalla bellezza contagiosa, nella dimensione da favola dei Colli Euganei, nonchè il buen retiro di uno dei massimi poeti d’ogni tempo, Petrarca: eh sì e andare a visitare Arquà Petrarca questo fine settimana potrebbe essere ancora più bello, perché lo si ritroverà immerso in una dimensione di festa, legata a uno dei suoi prodotti più tipici: la giuggiola.
Il 13 ottobre,
infatti, prosegue, dopo la giornata del 6, la festa, che in questo 2019, arriva
alla sua 39esima edizione. Organizzata dalla Pro Loco, “la Festa delle
Giuggiole” attira tutti gli anni centinaia e centinaia di turisti da tutta
Italia: per questo consigliamo di partire già di buon mattino, per entrare in
un’atmosfera medioevale unica e assaporare le prelibatezze del territorio,
visto che si celebra la giuggiola, ma negli stand gastronomici, sarà possibile
godere di street food a vero chilometro zero, nonché allietarsi con spettacoli,
mostre d’arte, e dare un’occhiata a bancarelle fornitissime, e scoprire, per
chi non l’avesse ancora fatto, le meraviglie di Arquà Petrarca. La “sagra delle
giuggiole” parte direttamente dalle 9 del mattino e continua fino al tramonto,
un’intera giornata in cui potrete provare anche i numerosi prodotti che si
ricavano da questo frutto e conoscerne gli abbinamenti più insoliti e golosi
che possono essere sperimentati in cucina. A
partire dal rinomato “brodo di giuggiole”, la cui ricetta artigianale è
un’esclusiva del piccolo borgo. Passeggiando tra le incantevoli stradine
medievali, si incontrano un po’ ovunque piante di giuggiolo; anche nel grazioso
giardino della casa abitata da Francesco Petrarca alla fine del ‘300 sono
presenti alcuni alberi e chissà, forse anche il Sommo Poeta si è deliziato con
i frutti e il goloso liquore durante gli ultimi sereni anni della sua vita
trascorsi ad Arquà.
I tipici negozietti di alimentari e i ristoranti e le enoteche della zona offrono la possibilità di degustare ed acquistare il “brodo di giuggiole”, prodotto ad Arquà Petrarca in tutti i periodi dell’anno; in qualsiasi stagione si visiti la località è dunque possibile assaggiare e acquistare questa imperdibile prelibatezza, anche se, in una giornata di festa, avrà ancor di più un delizioso sapore. Per info sull’organizzazione potete scrivere a: [email protected]
LA “SISOA” COME
DIVENNE UNA TIPICITA’ DEI COLLI EUGANEI
Nei mesi di settembre e ottobre, fra le aziende agricole e i mercati di tutta la zona dei Colli, oltre che andandole a raccogliere direttamente dagli alberi, o partecipando ai primi di ottobre, appunto, alla sua Festa, ad Arquà Petrarca, potete deliziarvi del gusto della "Sisoa", il frutto dell'alberello cinese, della Cina meridionale, che ha trovato casa, divenendo pianta caratteristica dei Colli Euganei, grazie a un ecosistema ideale nei pendii baciati dal sole.
Venivano conservate per i mesi invernali ed entravano a far parte delle lunghe notti invernali, per le filatrici. Le donne a "filò" avevano la necessità di produrre costantemente saliva per rendere umido il filo da arrotolare, e le giuggiole erano perfette a questo scopo, che potevano succhiare, e che nella versione "brodo di giuggiole", diveniva un ottimo digestivo, conosciuto fin dall'antichità. Gli ultimi frutti della stagione venivano messi in vaso per poi venir utilizzati per il rinomato “brodo di giuggiole”. Da qui anche l'espressione idiomatica “andare in brodo di giuggiole”, “andare in estasi”, “gongolare di gioia”. Se alle giuggiole dei Colli si uniscono le castagne, e la scamorza, e il risotto autunnale, da preparare sempre con un filo d’olio della zona, la cena è in tavola. E che cena!
ALLA SCOPERTA DEL
CELEBRE BORGO
Mentre ci si aggira fra bancarelle e prodotti tipici, non potrà lasciarvi indifferenti la bellezza del borgo di Arquà, dal latino Arquatum o Arquata, volgarizzato poi in Arquada, il cui aspetto trecentesco è stato in gran parte mantenuto. Le sue origini, medioevali, sono probabilmente legate all’esistenza di una linea difensiva, in epoca barbarica, che collegava la Rocca di Monselice, centro della giurisdizione longobarda, con Valle San Giorgio, Cinto Euganeo, e la pianura verso Vicenza; anche se sono state ritrovati anche reperti legati all’età del bronzo, il che darebbe al borgo origini antichissime.
La località nel 1200 divenne feudo dei Marchesi d’Este, per
poi entrare nell’orbita politica di Padova. Elevata, infine, dalla signoria
Carrarese al rango di vicaria, fu allora che Arquà ebbe la ventura di ospitare
il Petrarca e di accoglierne le spoglie mortali. Le cose non cambiarono sotto
la dominazione della Serenissima, fin dal 1405 subentrata al dominio carrarese.
Arquà mantenne intatta l’ampia giurisdizione vicariale che comprendeva molti
centri dell’area euganea come Galzignano, Montegrotto, Abano sino a Valbona. In questo periodo la fama e la moda
petrarchesche spinsero diverse famiglie aristocratiche padovane e veneziane
(Cotarini, i Pisani, i Capodivacca, gli Zabarella ecc.) a costruire delle
dimore di nobile fattura. Il paese così completò l’assetto urbanistico che
tutt’ora conserva, anche se dopo il secolo XVI non si costruì più molto. Alla
caduta della Repubblica Veneta Arquà perse importanza, ma nel 1866, dopo
l’annessione del Veneto all’Italia, fu elevato alla dignità di Comune e nel
1868 poté aggiungere al nome di Arquà quello di Petrarca.
IL BUEN RETIRO DI
FRANCESCO PETRARCA
È probabile che Francesco Petrarca abbia conosciuto Arquà, per la prima volta, nel 1364 mentre si trovava ad Abano per curarsi alle terme dalla scabbia. Nel 1369, poi, Francesco il Vecchio donò un appezzamento di terreno ad Arquà al Poeta che dal 1365 era divenuto canonico presso la collegiata della vicina Monselice. Già nella primavera del 1369 il Poeta in persona si recò ad Arquà a sovrintendere i lavori di restauro della casetta che inizierà ad abitare dal marzo del 1370; avrà allora inizio il “buen ritiro”. Il bel paesaggio che si apriva di fronte agli occhi di Petrarca, fatto di boschi di castagni, noci, frassini, faggi, e, ancora, la vite, l’olivo, il mandorlo, richiamavano nella sua mente la vegetazione e la pace di un’altra terra a lui cara: la Toscana.
Il Petrarca visse tra Padova ed Arquà, assistito dalla
figlia Francesca, fino alla morte, avvenuta verso la mezzanotte del 18 luglio
1374, si narra sulla sua scrivania tra i suoi amati libri. Il funerale ebbe
luogo il 24 luglio ad Arquà alla presenza di Francesco da Carrara e di numerosi
ecclesiastici e docenti dello Studio patavino. Fu sepolto nella chiesa
parrocchiale come aveva stabilito nel suo testamento. Sei anni dopo fu però
deposto nell’arca, ancora visibile sul sagrato della Pieve di Santa Maria
Assunta ad Arquà.
LA CASA DEL POETA,
META IMPRESCINDIBILE
Molti intellettuali, anche nel corso dell’800, quando andava
di moda il Grand Tour, arrivarono da tutta Europa, per far meta e trarre
ispirazione e pace nella casa del Poeta. La struttura, originaria del duecento,
venne in parte modificata e restaurata da Petrarca, i due corpi, con un
dislivello l’uno dall’altro di tre metri e mezzo, vennero destinati, il piano
sopraelevato dell’edificio, nel versante di sinistra, al Poeta e alla sua
famiglia, mentre l’edificio di destra fu riservato alla servitù. Nel ‘500 venne
costruito dal nobile padovano che acquisì la struttura, la loggetta di stile
rinascimentale e la scala esterna, e le pareti vennero dipinte con scene ispirate
al Canzoniere, ai Trionfi e all’Africa. L’ultimo proprietario, il cardinale
Pietro Silvestri, la donò al Comune di Padova nel 1875. Attualmente sono ancora
conservati, lo studiolo in cui morì il poeta, con sedia e libreria, sembra
siano proprio quelle originarie. Da ricordare, inoltre, la nicchia in cui è
custodita la mummia della gatta che si dice fosse appartenuta al Poeta. È
possibile visitare la casa di Petrarca, che si trova in via Valleselle 4, dalle
9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19, con un biglietto di 4 euro, ridotto di 2 euro,
e per info è possibile scrivere a: [email protected]
GLI ITINERARI DEI
COLLI EUGANEI
Insomma, dopo un’abbuffata di giuggiole, una visita d’ispirazione fra le stanze di Petrarca, con la mente a fantasticare, rivedendo il Poeta sul suo scrittorio a comporre versi memorabili, con davanti la bellezza dei Colli, come non concludere una visita al borgo con qualche bella passeggiata naturalistica? Impossibile, perché il paesaggio e la pace, che si respirano tutt’attorno, hanno un potere rigenerante. Anzi, si potrebbe addirittura piuttosto che concludere la visita con una passeggiata, decidere fin dall’inizio di raggiungere il borgo mettendo la macchina da parte. In tal senso arrivando in zona Terme Euganee, parcheggiando la macchina, con una bicicletta da lì si arriva agevolmente, per mezzo dell’anello ciclabile, ad Arquà. Giunti nel borgo, le bellezze naturali nelle quali è incastonata, si possono scoprire per mezzo di varie escursioni, tutte facili, semplici e accessibili a chiunque: basta essere sensibili al piacere di camminare in mezzo alla Natura. E, in questo quasi inizio d’autunno i colori che si scopriranno lasceranno di sicuro senza fiato. Importante avere un abbigliamento comodo, delle buone calzature, e un po’ d’acqua che non guasta mai.