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24 dicembre 2018 Il Vin Brulè scalda le Feste!

Il Vin Brulè scalda le Feste!

Questa notte tutti lo berremo in compagnia di amici e familiari nell’attesa del Natale. Ma conosciamo davvero la storia e la ricetta di questa prelibatezza invernale?

Si chiama conditum paradoxum la bevanda a base di vino, miele e zafferano fatti bollire, che possiamo considerare l’antenato del nostro vin brulè. La bevevano gli antichi Romani, e Apicio ne scrisse anche la prima ricetta nel suo De re coquinaria. Anche nel Medioevo si usava bere un vino arricchito con erbe officinali, l'ipocras, che veniva, però, preferito freddo. Per scoprire perché nei secoli il vin brulè è diventato la bevanda “ufficiale” del Natale però dobbiamo spostarci di qualche secolo e qualche chilometro… e arrivare alla Svezia di fine ’800.

Una bontà internazionale

Quella del vin brulè inteso come bevanda calda a base di vino, zucchero, scorze di agrumi e spezie varie, infatti, è una tradizione che ritroviamo in molte parti del mondo e sicuramente in tutta l’Europa del Nord. In Svezia, in particolare, questa bevanda prende il nome di glögg e viene originariamente consumata durante i pasti. Nell’800 al glögg vengono aggiunti cognac e altre spezi,e ma anche uva passa e mandorle, ottenendo un intruglio dolcissimo e sostanzioso che i produttori iniziarono per la prima volta a vendere durante i mercati di Natale, trasformandolo di lì a poco in una tradizione condivisa in tutto il mondo. Nei secoli, ogni Paese ha mantenuto la sua ricetta tipica, e così oggi abbiamo, ad esempio, il gluhwein tedesco, a base di vino rosso, cardamomo, chiodi di garofano, alloro, cannella e scorza di agrumi; il vin chaud francese che prevede l'aggiunta di un goccio di cognac; il mulled wine inglese insaporito con arancia, limone, cannella, noce moscata, semi di finocchio, anice stellato, chiodi di garofano, cardamomo e zenzero; sempre in aerea anglosassone esiste anche la variante sidro di mele caldo, una bevanda dolce aromatizzata con lo stesso mix di spezie, ma arricchita con miele e whisky.

La ricetta italiana

Tornando nel nostro Paese, non illudiamoci di riuscire a definire un’unica ricetta tradizionale. Le varie zone in cui questo prodotto è diffuso (principalmente nel Nord Italia, ma non solo) hanno ognuna la sua personalissima formula che implica la presenza di più o meno spezie in quantità diverse, e persino il vino di base — sul quale i meno esperti si illudono ci sia unanimità — varia di zona in zona… Nel Centro Italia si usa il Sangiovese, in Emilia il Lambrusco, in Veneto prevale il bianco dei Sauvignon Blanc e Chardonnay, nelle Langhe va forte la Barbera mentre nella patria italiana del vin brulè, l’Alto Adige, si prediligono Pinot Nero e Schiava. Se vogliamo, infine, azzardare una ricetta, prendete un litro di vino rosso corposo, aggiungete due stecche di cannella, dieci chiodi di garofano, la scorza di un limone e quella di un’arancia, anice stellato e mezza noce moscata grattata, più 200 grammi di zucchero che possono però anche aumentare a gusto. Quindi unite tutti gli ingredienti e cuocete a 70°C per circa 5-10 minuti. E badate bene, mai superare la temperatura indicata, perché il vino va solo scaldato e non bollito.