Suini selezionati, nati e allevati in Italia. Una tradizione familiare che ha superato il secolo di storia. La volontà di produrre nel rispetto della natura e della salute dei propri clienti. Questi i segreti dietro gli insaccati, le carni fresche e le proposte pronte da cuocere della storica azienda padovana.
La primavera sta arrivando e con lei il periodo delle grigliate in compagnia e delle scampagnate, quindi anche quello dei panini mangiati all’aria aperta. Fondamentale in queste situazioni, oltre alla buona compagnia, è certamente la buona carne. Come quella firmata Italbontà, azienda di Codevigo, in provincia di Padova, che porta avanti una tradizione le cui radici affondano nel secolo scorso.
“Era il 1910 quando il nonno Emilio aprì il suo primo negozio, tramandando poi a mio padre Isidoro con la passione per la salumeria”, racconta Gabriele Giraldo, titolare dell’azienda. La produzione, forte di competenze acquisite negli anni e tramandate di generazione in generazione, è legata alla tradizione locale.
“La materia prima proviene esclusivamente da suini nati e allevati in Italia, con una selezione speciale per la linea d’alta gamma Isid’Oro”, spiega ancora Giraldo. Che ci svela ancora come il segreto del gusto e dell’unicità dei prodotti Italbontà stia anche nella lenta stagionatura: “La carne passa attraverso l’asciugatura, fase che dura 7/8 giorni, e la stagionatura vera e propria che avviene in un ambiente che rimanda alle antiche cantine ma dove temperatura e umidità sono rigorosamente controllate. Ultima fase è quella del controllo manuale con successiva etichettatura e spedizione ai supermercati”.
Un’intesa che va avanti da 20 anni, quella con Alì, fondata sul comune desiderio di fornire ai clienti il massimo della qualità, venendo incontro alle loro richieste più sentite, come quella di limitare i conservanti nella propria alimentazione, o quella di fornirsi da aziende che operino nel rispettino l’ambiente (per la sua produzione Italbontà utilizza esclusivamente energie derivate da fonti rinnovabili).
Qui sotto l’intervista completa a Gabriele Giraldo.
