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3 maggio 2019 Parco Frassanelle e le sue grotte nascoste, fra pic nic e primavera

Parco Frassanelle e le sue grotte nascoste, fra pic nic e primavera

A Rovolon (PD) c'è un magnifico parco, che merita non solo una visita, ma di essere goduto. Magari con un bel pic-nic.

Quando la primavera sboccia, le giornate si allungano con una luce che accompagna fino a sera, e le temperature diventano più miti, stare all’aria aperta, nel verde, è una vera gioia, a passeggiare, e perché no? Stendersi sull’erba e mangiare qualcosa durante un bel picnic. È possibile farlo godendo di un bellissimo parco, e giocando con il naso all’insù a indovinare quali immagini stanno disegnando le nuvole, al Parco Frassanelle, appena fuori città, aperto tutte le domeniche e in tutte le giornate festive. Ci si può’ portare il proprio picnic, si può rincorrersi nel parco, e per chi vuole, ma è un appuntamento imperdibile, alle 15, è possibile visitare il parco e le grotte con una guida. Sì, perché nel parco c’è una sorpresa, esistono, al suo interno, delle grotte nascoste. Ma, andiamo con ordine, Frassanelle si trova nel Parco Regionale dei Colli Euganei, a venti chilometri da Padova, e da via Frassanelle 14 a Rovolon (PD), si accede al parco, ricco di platani e querce, che ospita anche un campo da golf rinomato, e si estende lungo 120 ettari. 

Verde e architettura

La struttura si deve ad Alberto Papafava (1832-1929) pittore del Romanticismo dalla grande sensibilità per la natura. Fu lui a ridisegnare la proprietà di Frassanelle, creando, nel 1860, un progetto paesaggistico variegato, in grado di unire collina e pianura, coste soleggiate e anfratti ombrosi, integrandolo con elementi del giardino anglosassone. Fu di ispirazione per lui la cultura del giardino romantico che andava diffondendosi a Padova per merito di Giuseppe Jappelli. A oggi il parco privato resta uno dei parchi meglio conservati di fine Ottocento. Nei primi anni del XIX secolo i fratelli Francesco e Alessandro Papafava, amici di artisti come Antonio Canova, Angelica Kauffman, Sir Thomas Florence e Giuseppe Jappelli, decisero di trasformare il casino di caccia del XVI secolo, nelle loro terre a Frassanelle, in una splendida villa in stile neoclassico. I fratelli decisero anche di fornire alla villa un proprio sistema idrico, impresa ardita per quei tempi: una vasta serie di cisterne raccoglieva l’acqua che scorreva dalle colline circostanti per alimentare il sistema. Prima di rimodellare il casino di caccia, posto sulla collina nel mezzo della proprietà, la famiglia, quando veniva in visita a Frassanelle, soggiornava nella grande fattoria del 17º secolo ai piedi della collina.

Una monumentale scalinata fu costruita per collegare l’edificio della vecchia fattoria alla facciata principale della nuova villa. La Fattoria, che è un edificio del 1600, residenza d’epoca, è il luogo in cui ancora oggi si svolge l’attività agricola dell’azienda e possiede anche un’antica cantina, che può accogliere fino a trecento persone sedute, e una Sala della Tinaia, stanza di centocinquanta metri quadrati dagli enormi portoni che si rivolgono verso l’ampio colonnato.

Le sue grotte naturali

Ma a Frassanelle, oltre all’antica azienda agricola, alla bellissima struttura architettonica, al parco, c’è pure un segreto: esistono grotte artificiali ottocentesche, e grotte naturali. Sotto alla Villa sono state scavate delle affascinanti grotte artificiali. Il conte Alberto Papafava, dopo aver terminato i lavori per la realizzazione del parco, decise, negli anni Ottanta dell’800, di coronare il tutto con la costruzione delle grotte, elemento tipico del parco romantico. Esistono anche grotte naturali nel parco, ma l’accesso a esse è difficile e pericoloso, e il conte, sulla scorta della struttura geologica di quelle naturali, pose l’avvio per la realizzazione delle grotte artificiali, che mantengono un aspetto estremamente naturale. Le grotte naturali, che sono servite da riferimento, presentano segrete, laghetti interni, stalattiti e stalagmiti, e sono visitabili solo da esperti speleologi. Le grotte artificiali, create in sette anni, sono illuminate in maniera assai scenografica, che stupisce e ammalia i visitatori, e sono visitabili lungo un percorso di mezzora di camminata.

 - Articolo scritto per Alì da Silvia Gorgi, giornalista di cinema, arte e nuove tendenze per le pagine di spettacolo e cultura dei quotidiani del gruppo editoriale L'Espresso -