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5 aprile 2019 Tempo incerto? Andiamo al cinema! C'è il nuovo film di Aldo

Tempo incerto? Andiamo al cinema! C'è il nuovo film di Aldo

Si chiama Enrico Lando. E' padovano e ha girato il nuovo film di Aldo Baglio del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Lo abbiamo intervistato e l'idea che ci siamo fatti è...che se il meteo del weekend non promette bene, approfittatene per andare al cinema! Il film? Scappo a Casa! E se non lo sai con i punti Alì, al cinema ci puoi andare anche gratis!

C’è l’occhio, la visione, di un regista padovano, Enrico Lando, dietro la macchina da presa che ha diretto Aldo Baglio, l’Aldo del trio Aldo-Giovanni-Giacomo, nel film che lo vede proprio in questi giorni protagonista al cinema Scappo a casa. Aldo interpreta un uomo qualunque, egoista, intollerante, che racconta di sé solo quello che fa apparire sui suoi social: forma fisica, belle auto, belle donne. Ma questo meccanico, superficiale, e attento solo all’aspetto esteriore (non a caso indossa un parrucchino), che frequenta un sito d’incontri, e disprezza tutto ciò che non appartiene al suo “piccolo” mondo, finirà per vivere il suo peggior incubo: in un viaggio a Budapest, derubato, scambiato per un immigrato, dovrà cambiare il suo punto di vista, e grazie ad una serie di incontri, con chi è molto diverso da lui, in un viaggio di ritorno a casa, finirà per scoprire che “solo gli imbecilli non cambiano mai idea”.

 

Enrico, ci racconti il tuo incontro con Aldo Baglio, lo affranchi dal trio – di cui fa parte con Giovanni e Giacomo - e per certi versi lo inserisci in un “altro trio” nel tuo Scappo a casa…

Sono stato chiamato dal produttore, Aldo in quel periodo stava vedendo dei registi. Ci siamo incontrati in un ufficio a Milano, con i suoi amici sceneggiatori, abbiamo fatto due chiacchiere, mi ha chiesto quale approccio avrei avuto con gli attori, e quando ci siamo salutati mi ha detto: “ci sentiamo”, in quel momento ho avuto la sensazione che c’eravamo piaciuti. Poi ci siamo sentiti davvero e abbiamo iniziato quest’avventura.

 

C’è una bellissima intesa sullo schermo fra Aldo e Jacky Ido, in questo loro rapporto difficile, legato a un difficile equilibrio; e poi arriva a sparigliare nuovamente le carte Babele, bella, affascinante e ribelle, interpretata da Fatou N’Diaye. Come avete creato questo affiatamento?

Per gli attori di colore che avrebbero dovuto affiancare Aldo abbiamo fatto una serie di ricerche, ma in Italia non ce ne sono tanti, e così la nostra scelta si è aperta a un campo internazionale. Avevo visto Jacky nei film di Tarantino (Bastardi senza gloria e Django Unchained) e anche Fatou in alcune sue prove precedenti, e mi piacevano, così insieme ad Aldo siamo andati a Parigi ad incontrarli. Jacky è arrivato molto in ritardo rispetto all’appuntamento che avevamo fissato, noi c’eravamo ormai scoraggiati, lui aveva già letto la sceneggiatura ma era importante ritrovarsi vis à vis perché questa è una commedia italiana su un argomento delicato, e Jacky è emigrato dal Burquina Fasu, insomma era interessante capire cosa ne pensava lui, ed alla fine fra noi tre è scattata una scintilla. Con Fatou avevamo un altro problema lei non voleva che il suo personaggio finisse per essere quello di una donna di colore oggetto del desiderio sessuale dell’uomo bianco, così ci ha fatto un sacco di domande, ha chiesto se potevano essere fatti dei cambiamenti. Ci siamo poi ritrovati tutti e quattro insieme a Roma per una settimana di preparazione prima delle riprese, e lì, devo dire, è nata un’amicizia vera, ci siamo divertiti insieme, affiatati, e tutto questo l’abbiamo portato sul set.

 

E nei panni del cattivo, o meglio della cattiva, c’è Angela Finocchiaro….

È stata un’idea di Aldo, lei si è imparata le sue battute in sloveno – sì perché nel film oltre all’italiano, sono presenti ben altre cinque lingue (francese, inglese, croato, sloveno e ungherese) - ed è diventata una specie di “sceriffo western”.

 

Avete girato a Budapest, per un viaggio on the road verso l’est, ma con delle atmosfere western, come mai questa scelta?

Abbiamo girato una settimana a Budapest, due settimane in Friuli nella zona di Tarvisio, quattro in Lazio, un paio di giorni a Milano. L’Ungheria era prevista in sceneggiatura, in relazione alle   politiche restrittive contro l’immigrazione che applicano, e poi in generale era per noi più interessante raccontare la rotta balcanica dell’immigrazione e non quella mediterranea che è stata trattata cinematograficamente molto spesso.

 

Sei nato a Padova, ti sei formato a Londra, sei passato per commedie di grande successo, sarcastiche e a tratti ciniche come quelle dei I soliti idioti, poi con Herbert Ballerina la commedia s’è tinta di nero, di noir pulp, in  Quel bravo ragazzo, e qui con Aldo ci sono elementi western, a partire dalla colonna sonora, insomma la commedia tout court ti sta stretta…

Sono arrivato al cinema con un prodotto televisivo, I soliti idioti, non rinnego niente, sono appassionato del cinema classico e di genere, e come autore mi piace toccarli tutti, se c’è la possibilità di farlo, in Scappo a casa, anche per i temi trattati, avevo l’impressione di fare una cosa un po’ più matura.

 

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Scrivo sempre, ho sempre nuove idee, e ho voglia di sperimentare altri generi. Come autore, quando ho un’idea, è bello passare da un genere all’altro, divertirsi e sperimentare, non mi interessa essere legato troppo solo alla commedia. E, pur avendo vissuto all’estero, a Roma e a Milano, vivo a Padova, sono molto legato al Veneto e il mio sogno è realizzare un film qui che possa raccontare un territorio che veramente amo. 


- Articolo scritto per Alì da Silvia Gorgi, giornalista di cinema, arte e nuove tendenze per le pagine di spettacolo e cultura dei quotidiani del gruppo editoriale L'Espresso -