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22 marzo 2019 Visita la mostra “Canaletto e Venezia”.

Visita la mostra “Canaletto e Venezia”.

Un secolo straordinario: il settecento veneziano, le sue luci e le sue ombre e il suo protagonista assoluto.


Si apre il sipario sul Settecento della Serenissima e su colui che più di ogni altro ha immortalato la bellezza unica di Venezia: Canaletto. Dal 23 febbraio si è aperta, e fino al 9 giugno sarà visibile, la mostra “Canaletto e Venezia”, una delle più attese del 2019 della Fondazione Musei Civici, nella splendida architettura del Palazzo Ducale. L’appartamento del Doge del Palazzo è il luogo ideale per il progetto, curato da Alberto Craievich, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, che magnifica una stagione artistica incredibile. Un Settecento in cui Venezia man mano si lascia nelle mani dello straniero (la Repubblica della Serenissima cadrà definitivamente nel 1797), coinvolta in feste continue e in mascherate, senza alcuna speranza di rinascita e redenzione. Eppure, da un punto di vista culturale, è il periodo più importante della sua storia millenaria, in Laguna crescono figure, in pittura, come quelle di Canaletto, Tiepolo, Guardi, Longhi, Bellotto, Carlevaris, Rosalba Carriera, Piazzetta; nella musica, Vivaldi, Tartini, i Marcello, Albinoni; nella scultura, Canova e Bonazza; e nella letteratura, Giacomo Casanova, con le sue Memorie, Apostolo Zeno, Francesco Algarotti, Scipione Maffei e i due fratelli dissidenti Carlo e Gaspare Gozzi.

Una stagione artistica senza eguali, complessa e dalle mille sfumature, piena di luci e ombre, che condurrà la storia dell’Arte dal Barocco al romantico ottocentesco. Un secolo di grande vitalità e cambiamenti, che stravolgerà la storia dell’Arte, entrando nella vita sociale: si rompe con il rigore del Classicismo e la teatralità del Barocco, il disegno lascia il posto al colore, l’arte vetraria di Murano vive i suoi fasti, insieme all’oreficeria e alla manifattura di porcellane. Se Luca Carlevarijs pone le basi del vedutismo veneziano, Rosalba Carrera ne rinnova l’arte del ritratto, con i volti della nobiltà della Serenissima, tra pallori eterei e sorrisi vivaci. E poi c’è la luce. In due giovani coetanei diviene forza fondante, costitutiva, dell’opera: l’uno è Giambattista Tiepolo, dalle pennellate aggressive e passionali in composizioni dinamiche e d’avanguardia; l’altro è Canaletto nella pittura di vedute. È un viaggio attraverso il ‘700, quello che si compie a Palazzo Ducale, non solo con le 25 opere che riportano, nella sua Venezia, Canaletto, ma pure con i suoi contemporanei (in tutto ottanta capolavori): con la pittura di costume di Pietro Longhi, la grande stagione dell’incisione di Giambattista Piranesi, e, alla fine del secolo, la sensibilità pre-romantica di Francesco Guardi che evoca una Venezia in cui il declino è nell’aria; e Giandomenico Tiepolo, figlio di Giambattista, che raffigura una città in cui il tempo del vivere felice e aristocratico fa posto a un popolo di irriverenti Pulcinella, dove tutti sono liberi e uguali, e dove, sullo sfondo la rivoluzione infiamma la Francia. L’esposizione si chiude con l’avvento del secolo dei lumi, l’affermarsi del Neoclassicismo, e, in esso, la grandezza di Antonio Canova emerge.

Ma prima di tutto ciò, sono le celebri vedute sul Canal Grande di Canaletto che conquistano l’Europa, le sue atmosfere lagunari, le calde tinte dell’estate che si fanno cupe quando Venezia è avvolta dal buio dell’inverno, i particolari dei palazzi, le giornate di sole, la bellezza dei suoi cieli. In città sono presenti, però, solo un suo “capriccio” alle Gallerie dell’Accademia, un’opera di proprietà privata, e i due quadri di Ca’ Rezzonico; e, dunque, il merito di questa mostra, e del curatore, è anche quella di aver riportato a casa Giovanni Antonio Canal (Venezia 1697-1768), detto il Canaletto. Sì, perché il suo talento e la fama lo condussero ben presto in Inghilterra. La Venezia che, invece, ritrae è quella del suo momento aureo storico-artistico, in cui detta tendenze e gusto. E lui ne coglie, come forse nessun altro, la luce. Una luce, che è frutto di un duro lavoro, di anni di sperimentazioni. Da giovane, infatti, si formò agli ordini del padre, come scenografo, e nel suo viaggio a Roma nel 1719 si dedicò a quel genere chiamato “capriccio architettonico”. Da quegli anni ne deriva una grande capacità di mettere in scena; le sue rappresentazioni sono talmente splendide da sembrare riproduzioni autentiche di quel che osservava nella realtà, sorta di fotografie, “cartoline”, ante litteram. Ma questo era possibile solo grazie a un grandissimo virtuosismo tecnico, che Canal possedeva, quello che vediamo davanti agli occhi è in realtà la sua visione di Venezia, quella che aveva nel cuore e nella mente. E qui sta l’autentica rivoluzione che Canaletto pone in essere, ciò che appare così classico e fotografico, è il risultato del suo genio pittorico, e sarà in grado di dare al genere della veduta, ritenuto fino ad allora secondario, tutt’altro ruolo, rendendolo sublime. Fu così che ogni ambasciatore straniero, ogni turista del Gran Tour, finì per desiderare una delle sue rappresentazioni della vita quotidiana di Venezia. Un po’ di quella magnifica e inafferrabile luce. (Sil.Go.)

Informazioni

CANALETTO E VENEZIA

A cura di Alberto Craievich con la collaborazione di RMN – Grand Palais, Parigi

Dal 23 febbraio al 9 giugno 2019

Venezia, Palazzo Ducale - Appartamento del Doge

Biglietti: Intero 13 euro – ridotto 11 euro (entrata gratuita bambini dai 0 ai 5 anni)

Orario: fino 31 marzo 8.30 – 17.30 (ingresso consentito fino alle 16.30); dal 1 aprile al 31 ottobre 8.30 – 19.00 (ingresso consentito fino alle 18.00).

Per info: www.palazzoducale.visitmuve.it

- Articolo scritto per Alì da Silvia Gorgi, giornalista di cinema, arte e nuove tendenze per le pagine di spettacolo e cultura dei quotidiani del gruppo editoriale L'Espresso -