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8 marzo 2019 Donne ed emancipazione: esempi di lotta per la parità di genere in Veneto

Donne ed emancipazione: esempi di lotta per la parità di genere in Veneto

In tempi di #MeToo (movimento femminista contro la violenza), nella giornata internazionale della donna, l’8 marzo, dare uno sguardo al passato, alla Storia, aiuta sempre a comprendere il presente.

L'emancipazione passa dalla cultura e istruzione

Nel percorso di emancipazione femminile, in Italia, è assai interessante, riscoprire figure, legate ai secoli scorsi, e al territorio veneto, che hanno compiuto passi importanti lungo questo cammino. Se già in epoca romana il carattere delle padovane emergeva, negli scritti dei poeti, per dirittura morale e integrità, non sorprenderà che proprio nella celebre università patavina si laurei la prima donna al mondo. Mentre, in pieno Rinascimento, il primo romanzo in prosa, scritto da una donna, è opera di Giulia Bigolina, padovana (vi viene in mente una via dedicata a lei?). Nel 1556-1558 compone Urania nella quale si contiene l'amore di una giovane di tal nome, riscoperto di recente da una storica a Milano. Bigolina, di famiglia nobile, è una letterata e, la sua protagonista, Urania, è una poetessa, che vuole dimostrare al suo amato, invaghito di una donna più bella di lei, che la bellezza interiore sovrasta quella esteriore. Nell’opera emerge in maniera forte una rivendicazione circa l'uguaglianza fra sessi che Bigolina manifesta già a metà del Cinquecento, sottolineando l'importanza dell'istruzione per le donne per raggiungere gli stessi traguardi professionali degli uomini.

In seguito, arriva colei che tutti ci invidiamo: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, nobile, veneziana, si laurea in Filosofia il 25 giugno 1678, all'Università di Padova. La prima donna laureata al mondo. Voleva, per la verità, studiare Teologia, ma il vescovo Gregorio Barbarigo non lo permise, considerandolo troppo scandaloso. Dopo la laurea, quando si stabilì nel prestigioso Palazzo Cornaro (odierno museo Loggia e Odeo Cornaro) del bisnonno Alvise, divenne una celebrità per Padova e la Repubblica Serenissima, e si dice che Luigi XIV fece fermare in città il cardinale César d'Estrées, mentre era in viaggio per Roma, per verificare la sua preparazione. Il cardinale conversò con Elena commentando testi in greco ed ebraico, del resto lei parlava fluentemente anche francese, spagnolo e latino. A ricordarla esiste oggi una statua ai piedi dello scalone del Bo.

È necessario spostarsi in pieno Risorgimento per fare la conoscenza di Gualberta Alaide Beccari, patavina doc, nata nel 1842. Gualberta, nel 1868, prima pubblicazione il 12 aprile, fonda il primo Magazine con una redazione tutta al femminile in Europa, che chiama "La donna", con lo scopo di informare ed educare le donne in ogni campo, dalla politica alle scienze, dalla letteratura all'arte, e di indicare loro scuole dove formarsi e possibili lavori. Sulle pagine della rivista si trattavano temi anche controversi, spaziando dalla parità salariale alla prostituzione, dal divorzio ai diritti politici. La rivista divenne il più importante organo di informazione relativo al movimento d'emancipazione italiano, la cui popolarità si diffuse in Italia e pure in Europa. Ricordiamo, a tal proposito, che la storia del suffragio femminile in Italia ha origine nell’Ottocento e il suffragio universale viene sancito soltanto nel 1945.

Impossibile, in questo viaggio lungo la Storia, non ricordare anche Angelina, da tutti chiamata Lina, Merlin, nata a Pozzonovo, tra Monselice e il fiume Adige, nel 1887, cresciuta a Chioggia e morta a Padova nel 1979. Politica, partigiana, insegnante, riuscì a far passare la legge n. 15 del 20 febbraio 1958, dopo dieci anni dalla sua presentazione, la “Legge Merlin”, con la quale si chiusero le case chiuse, legge ancora oggi molto discussa. Ma qui ci piace ricordare che, nel 1946, Lina venne eletta all'Assemblea Costituente, e i suoi interventi nel dibattito costituzionale saranno determinanti per la tutela dei diritti delle donne, lasciando un segno indelebile nella Carta Costituzionale. A lei si devono infatti le parole dell'articolo 3: "Tutti i cittadini... sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso…", con le quali veniva posta la base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna, che fu sempre l'obiettivo principale della sua attività politica.

Infine, il momento d’inizio della lunga battaglia per la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza fu legato a un’altra padovana: Gigliola Pierobon. È il processo che si apre nei suoi confronti, nel maggio del 1973, a dare vita al movimento delle donne. Gigliola, è una ragazza figlia di contadini di San Martino di Lupari, provincia di Padova, incinta a diciassette anni, abbandonata dal ragazzo, con la paura d’essere buttata fuori di casa, che si sottopone a un aborto clandestino, e viene processata per questo. L’aborto era vietato dalle norme d’epoca fascista. Attorno al tema nacque e si sviluppò il movimento delle donne. Dopo la vittoria del divorzio nel referendum del 1974, e diverse manifestazioni di protesta che presero forma in molte città italiane, i radicali riuscirono a raccogliere le firme per un referendum sull’aborto. La legge 194, che stabilisce le norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, depenalizzando e disciplinando le modalità di accesso all'aborto, dopo un percorso non semplice, passerà nella primavera del 1978 e verrà pubblicata il 22 maggio sulla Gazzetta Ufficiale.

- Articolo scritto per Alì da Silvia Gorgi, giornalista di cinema, arte e nuove tendenze per le pagine di spettacolo e cultura dei quotidiani del gruppo editoriale L'Espresso -