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22 gennaio 2015 La polenta: oro del Veneto

La polenta: oro del Veneto

Che la preferiate più soda o cremosa, bianca o gialla, in Veneto la polenta è un vero e proprio simbolo della cucina popolare, che può essere interpretato in tantissime gustose ricette tradizionali e non solo.

Da quando il mais giunse in Italia, nel primo ’500, le regioni che videro la sua maggiore diffusione furono il Veneto e il Friuli. La fortuna di questo cereale fu tale che la polenta divenne la fonte alimentare principale delle popolazioni locali.

Di mais esistono numerose varietà. Una delle più richieste per preparare la polenta è il Marano Vicentino, che prende il nome dall’omonima cittadina veneta e per cui è in corso la procedura per l’ottenimento dell’Igp. Ma in Veneto – in particolare nelle province di Venezia, Treviso e Padova - la polenta per eccellenza non è gialla, bensì bianca. È prodotta a partire da una varietà di mais autoctona, il cui nome dice già tutto: il Biancoperla. Si tratta di un mais più raro e costoso, che dà origine a una polenta estremamente delicata, perfetta per valorizzare piatti tradizionali, ma anche per essere abbinata a ricette particolari.

Bianca o gialla che sia, la farina per polenta va conservata nel modo giusto: in ambienti secchi, al riparo dalla luce. Per contenerla sono perfetti sacchetti di tela, ben chiusi, da conservare nella credenza. La sua preparazione è semplicissima, ma richiede tempo. Dopo aver portato a ebollizione circa 2 litri d’acqua salata, vi si versa a pioggia circa mezzo chilo di farina di mais e si inizia a mescolare, con un cucchiaio di legno, girando sempre nello stesso verso, per almeno un’ora, aggiungendo acqua se necessario, fino a raggiungere la consistenza desiderata.

La tradizione vuole che la polenta, ben soda, sia poi versata su un tagliere di legno, tagliata a fette con lo spago e servita con i piatti della tradizione. Primo fra tutti il baccalà, ma anche selvaggina e intingoli di ogni genere. E voi? Come servite la polenta?